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tre opportunità

3 marzo 2014
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Da La stampa
“L’università non si ferma agli Erzelli
porto e S. Paolo non sono di serie B”
Il vicesindaco Di Tullio apre le ostilità con Genova in vista delle elezioni regionali

Livio Di Tullio, vicesindaco di Savona e candidato «in pectore» alla successione di Berruti

ERMANNO BRANCA
SAVONA
Grandi manovre per le Regionali. Archiviata con una vittoria clamorosa e per certi versi inaspettata la sfida per la segreteria regionale che ha portato il savonese Lunardon al vertice del partito ligure, i grossi calibri del Pd savonese cominciano a posizionare i cannoni per la prossima scadenza. Non tanto le Europee (dove il seggio dovrebbe andare a Cofferati) quanto piuttosto le Regionali.

I savonesi forse per la prima volta vedono il traguardo a portato di mano, con la fine del regno di Burlando e un candidato naturale (l’assessore Raffaella Paita) in pista ormai da un paio di anni. Il vicesindaco di Savona, Livio Di Tullio (a sua volta accreditato della candidatura a sindaco una volta finito il mandato di Berruti), affronta il tema Regionali con la classica «mossa del cavallo». Non un attacco diretto al bersaglio ma una zampata laterale che arriva da dove meno te lo aspetti.

Avete vinto il congresso con Lunardon ma adesso per le Regionali è già tutto deciso?
«Più che delle persone secondo me sarebbe necessario parlare dei problemi insoluti di cui si dovrà occupare il prossimo presidente. Per il comprensorio savonese esistono tre emergenze che sono imprescindibili: università, porto e ospedale».

Che impegni vorrebbe che prendesse il futuro presidente sull’Università?
«Sarebbe importante che si rendesse conto che in Liguria non esistono solo gli Erzelli, che a Savona esiste un’ottima struttura, con tante eccellenze che meritano di essere consolidate e rafforzate. Quando un territorio è in crisi un polo universitario rappresenta una speranza anche per il futuro».
Sul porto invece, la Regione sta lavorando in un’ottica di accorpamento delle Authority. Savona può finire nell’orbita genovese?
«Finora abbiamo assistito a iniziative unilaterali di Genova che ha portato avanti con il ministro Lupi disegni di riforma senza consultare nessuno. Credo che i porti liguri debbano ovviamente lavorare in un’ottica di collaborazione e di integrazione ma che in ogni caso debba essere garantita l’autonomia dei singoli scali. Sarebbe un errore storico ed economico. Ogni volta che il porto di Savona ha perso la sua autonomia, la città è andata incontro a un periodo di decadenza».

Non vedrebbe quindi favorevolmente l’unica Port Authority ligure?
«Lo ripeto, ogni porto deve avere la sua autonomia. Poi se vogliamo rendere esplicito il concetto con una battuta, fosse per me farei anche levare il simbolo di Genova dalla Torretta di Savona».
Invece sul fronte ospedale cosa si aspetta dalla Regione?
«Credo che bisognerebbe avere il coraggio di fare scelte nette. Nel Ponente ad esempio bisognerebbe che il nuovo Santa Corona venisse trasferito all’ospedale di Albenga. Da Savona però passano due milioni di persone l’anno e il nostro non può diventare un ospedale di serie B. È necessario che al Santa Corona e al San Paolo arrivino le stesse risorse per consentire a tutti i medici di fare il proprio lavoro dignitosamente».
Tornando alle Regionali. Pensa che il candidato sia Raffaella Paita o farete le primarie?
«Io non sono renziano ma quelli che lo sono o lo sono diventati ora, sanno che il Pd deve vivere sul confronto e sulla competizione».

i cento anni di Giuseppe Crosa

1 marzo 2014
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i cento anni di Giuseppe Crosa

Il primo marzo abbiamo festeggiato alla Familiare di via Scarpa i cento anni di Giuseppe Crosa, un compagno, un amico, ma soprattutto un grande uomo che ha affrontato momenti difficili nella vita senza mai scoraggiarsi. A partire dalla deportazione nei campi di lavoro, in Germania, tornando a casa soltanto nel ’45, dopo la Liberazione, con un bagaglio di dolore e di fatica difficili da dimenticare.Poi il lungo lavoro in fabbrica , all’Italiana Coke , come operaio specializzato addetto alla manutenzione . Un suo compagno di lavoro , più giovane di Lui mi ha raccontato di come il tornio di Crosa fosse sempre il migliore e la sua postazione di lavoro quella più pulita .
Con i parenti e i tanti compagni che sono intervenuti alla bicchierata, ho voluto ricordare i momenti di allegria che ci hanno unito.

Soprattutto alle Feste de l’Unità, dove Crosa, dopo la pensione, ha lavorato per molti anni in modo solerte e con tanta passione.

All’epoca io e tanti altri giovani, un po’ scapestrati e assolutamente incapaci , davamo una mano risultando sempre approssimativi e facendoci tirare le orecchie dal compagno Crosa che ci avrebbe tenuti volentieri un po’ più lontani dai suoi laboratori.
E mi porto ancora nel cuore i suoi moniti, al tempo non proprio sussurrati. Ti ricordi, Crosa, quando entravamo di soppiatto nei magazzini, al Prolungamento, nei giorni di allestimento della Festa, per portarti via martello, pinze e tutti gli attrezzi necessari? Una volta ci avevi fermato e, sospirando per non gridare, ci avevi detto in dialetto: “Quando si va a lavorare si portano gli attrezzi!”.
Me ne sono ricordato, anche negli anni successivi , anche “da grande”. Era il Tuo modo di insegnarci che se non volevi essere uno di una massa indistinta dovevi essere capace di diventare autonomo , di gestire da solo la tua “produzione” .
E quando cercavamo di montare gli stand e le strutture della Festa, con grande e inutile fatica e senza arrivare al risultato , arrivavi Tu , ci dicevi “oua vè mustru” , ora vi insegno e facevi da solo il lavoro che noi in dieci non eravamo stati capaci di fare. Il risultato era sempre impeccabile, da operaio specializzato quale eri. Anche in quel caso come dimenticare il tuo monito, rigorosamente in savonese: “ pè travaggiò ù ghe vò ù cervellu “ .Per lavorare ci vuole la testa, il cervello ci dicevi . Ci insegnavi che un lavoro non basta mettersi a farlo , ma che bisogna pensarlo , prevederlo , non fare fatica quando si può evitare .
Infine, non c’era verso che prendessimo una misura giusta e avevamo tagliato maldestramente le pannellature per l’allestimento di una mostra. Anche in questo caso non eravamo stati precisi e il tuo giudizio era stato impietoso: “Per lavorare ci vuole precisione !”, ci avevi urlato, innervosito dai risultati che ti avevamo sottoposto.
Credimi, con tanto affetto ho sempre ripensato alle tue parole. Facendone tesoro, nel tempo.
Grazie, Crosa, e auguri per i tuoi cento anni.

Noi crediamo in questo

26 febbraio 2014
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di solito a fare il Vice Sindaco capitano più grane che soddisfazioni . Però oggi ho avuto l’onore e la soddisfazione di consegnare la Cittadinanza onoraria a un gruppo di bambini nati a Savona da genitori non italiani . Da quando abbiamo istituito questo registro di attestati già molti genitori e bambini si sono presentati per questa cerimonia portando ogni volta una vera e propria folata di gioia e di speranza in Comune. Speriamo che presto si possa concedere la piena Cittadinanza a questi bambini che saranno i Savonesi di domani.Noi crediamo in questo.1ius soli

Pippo non lo fare

21 febbraio 2014
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Caro Pippo ,

capisco moltissimo il Tuo disagio . E’ anche il mio e di tanti .

Spero che induca a qualche riflessione coloro che hanno seguito Renzi come fosse un Messia e coloro che hanno votato Cuperlo .

Tra i primi , che il culto della personalità , da Cesare in poi , porta solo danni . Nei secondi che votando Cuperlo hanno contribuito alla scomparsa in Italia di un pensiero politico che pure tanto ha dato al nostro Paese e che per tanti è ancora un riferimento ideale .

Non per mancare di rispetto a chi ci crede ancora ma parlare di Cuperlo ( come di Franceschini ) è davvero tempo perso . Sono coloro che hanno portato la testa di Letta sul vassoio di Renzi . Parliamo d’altro e non perdiamo tempo . Le interlocuzioni da sviluppare non sono con un ceto politicamente  impresentabile ma con i tanti che li hanno sostenuti e che forse ora possono capire chi hanno votato .

In allegato Ti invio le mie riflessioni scritte un po’ di getto sui giorni della sciagurata Direzione del PD . Però non è di questo che Ti voglio scrivere .

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