Progetto Due Torri

8 settembre 2014
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Mi hanno informato che la Società Due torri presenterà al Comune il progetto di rifacimento dell’area posta tra Via Untoria, Via Giuria e Via Lavagna . Si tratta di un intervento sull’ultima (credo…e spero) parte di Città demolita dalla seconda guerra mondiale e mai più risistemata. Al momento sono in corso una serie di verifiche archeologiche, poi gli Uffici esamineranno il progetto che dovrebbe essere conforme al PUC. Si realizzeranno una cinquantina di alloggi per una superficie totale di intervento di circa 4600 metri quadri. L’aspetto però sicuramente più interessante è la riqualificazione dell’area. A giorni andremo in gara anche con il progetto di rifacimento delle facciate del Mercato Civico. Vi allego quanto riportato da wikypedia sul bombardamento del 1943 (che a sua volta riporta un articolo dello storico savonese Giuseppe Milazzo).

Da wikypedia :Il bombardamento del 30 ottobre 1943, per la città di Savona, fu il più terribile e disastroso per la città, causando gravissimi danni a tutta l’area intorno alla vecchia darsena, che divennero definitivi con le demolizioni del dopoguerra, con la scomparsa di uno dei più antichi e suggestivi quartieri della città. Gli edifici ridotti a ruderi e/o dichiarati pericolanti, furono demoliti nel corso della guerra, per ordine del Comando Militare di Occupazione Tedesco, mentre quasi tutti gli edifici che si affacciavano su piazza delle Erbe, tra cui palazzo Gavotti ed il palazzo di Giustizia, danneggiati, ma non pericolanti, furono demoliti, dopo la fine della guerra ad opera del Genio Civile[1].
Tutte le notizie di seguito riportate sono tratte dall’articolo: il bombardamento del 30 ottobre 1943 su Savona, di Giuseppe Milazzo, apparso sul n° 35 dei Quaderni Savonesi, pubblicato dall’ISREC della provincia di Savona.
Il bombardamento, a cui presero parte 156 aerei Anglo-americani, aveva lo scopo di rendere inservibile il porto di Savona e distruggere lo stabilimento dell’ILVA ed alcune altre officine, che si trovavano sul Prolungamento a Mare; si svolse tra le 11 e 47, quando suonò il preallarme aereo e le 13 e 32, quando echeggiarono le sirene del cessato allarme e causò 116 morti, centinaia di feriti e circa 3000 senzatetto.
Era una bella giornata soleggiata e gli abitanti dei quartieri intorno al porto, i più colpiti dall’incursione, erano intenti, come ogni giorno, alle loro occupazioni, mentre le donne erano in casa a preparare il pranzo per mariti e figli. Quando la popolazione udì le sirene si recò nei rifugi per porsi in salvo. Quel giorno però il preallarme era stato dato con un certo anticipo, e, dato che, dopo alcuni minuti non era ancora avvenuto niente, una parte di coloro che si erano recati nei rifugi pensò che fosse un “falso allarme” e quindi i bombardieri non sarebbero più arrivati; per cui uscirono anzitempo dai rifugi, senza attendere il suono delle sirene del cessato allarme e si trovarono in strada o all’interno di uffici e abitazioni, quando all’improvviso comparvero gli aerei anglo-americani. I velivoli cominciarono a sganciare le bombe, che, in minima parte colpirono gli obiettivi, e, per la maggior parte, caddero sulle case costruite nelle vicinanze (tutto il quartiere della Calata, dalla torre della Quarda alla torre del Brandale, sino a piazza Caricamento), che crollarono o furono danneggiate con un terribile bilancio finale delle vittime che si poté completare solo alcune settimane dopo, terminato lo sgombero delle macerie: 116 morti e alcune centinaia di feriti.
Il 3 novembre sulla Gazzetta di Savona apparve un articolo con il seguente titolo:
La tragica incursione nemica sulla nostra città
-Ancora una volta la barbara furia del nemico si è abbattuta sui quartieri della nostra città, seminando vittime e danni. Il vecchio quartiere del porto ha subito un feroce bombardamento che ha posto nel lutto e nell’indigenza oltre mille persone, vittime della ferocia di un nemico senza coscienza. La furia devastatrice dei <> ha colpito duramente la nostra gente al solo scopo di fiaccarla nella sua testarda resistenza; ha seminato con le vittime e con le macerie il lutto nei nostri casolari. Tutta la città si è commossa […]-
L’articolo continuava elogiando le autorità e tutta la cittadinanza che era intervenuta per prestare i primi soccorsi, seguiva poi l’elenco dei provvedimenti per la sicurezza e per l’organizzazione degli aiuti ai senzatetto e infine un elenco di vittime estratte dalle macerie.
Il giornalista metteva in evidenza la volontà degli alleati di abbassare la capacità di resistere della popolazione.
I funerali delle prime vittime rinvenute (erano 32), si erano tenuti in forma solenne il 1º novembre 1943; il triste corteo era partito dalla piazza del Municipio e aveva raggiunto l’Oratorio del Cristo Risorto, dove era stata allestita la camera ardente.
Il cuore della città medioevale, con le sue tre piazze, dove per secoli si era svolta la vita pubblica della città e attorno alle quali ruotava il commercio e l’artigianato di Savona era stato distrutto ed era, per sempre, scomparso. Le tre piazze:
1. Piazza Colombo, aveva una superficie di 960 metri quadrati ed esisteva già nel XIII secolo, come testimonia un atto del 19 giugno 1245 che attesta che la nave Meliorata fu costruita davanti alla casa di Colombo e la piazza portò questo nome negli atti del secolo successivo e continuò a portare questo nome sino al 1530, anno in cui la si trova così denominata in un atto del notaio savonese Lorenzo Cancellieri. Ma nel 1537 era denominata piazza della Canapa; il nuovo nome era dovuto al fatto che in quella piazza avveniva il commercio della canapa importata a Savona dal basso Piemonte. Alla fine dell’Ottocento in quella piazza vi era una statua della Madonna della Misericordia, un affresco del Cristo risorgente dalla tomba con a lato due medaglioni, uno con l’effige dell’imperatore romano, Publio Elvio Pertinace, ed il secondo con l’effige di Cristoforo Colombo.
2. Piazza delle Erbe, fu sempre denominata con questo nome, anche se in qualche documento era indicata come piazza d’Armi, ma dopo la conquista genovese di Savona, del 1542 fu denominata piazza Doria, nome che fu adoperato sino all’Ottocento anche se la piazza, all’inizio del seicento, era stata denominata piazza imperiale o dei governatori, e dopo la conquista francese, all’inizio dell’Ottocento, piazza della Mairia (dal francese Mairie, sede dell’amministrazione comunale) o del Comune, nome che tenne sino al 1860. Ma il nome prevalente era sempre stato delle erbe o del mercato, perché in quella piazza vi si erano sempre radunati i contadini che venivano a vendere i loro prodotti in città. Sulla piazza che misurava 35 metri per 18 si affacciavano l’ex palazzo di Giustizia e palazzo Gavotti, così denominato perché, dal 1744 era divenuto proprietà della nobile famiglia savonese.
3. Piazza Caricamento era conosciuta anche coi nomi di piazza dei pesci o della pescheria, perché era il luogo dove i pescatori portavano il pescato, dopo averlo scaricato in banchina; la piazza era già citata in un atto del 1259, in veniva detta “Platea ante piscariam” (piazza di fronte al mercato del pesce), infatti su questa piazza avevano i loro magazzini i commercianti di pesce e gli armatori; la piazza di 1620 metri quadrati, sino al 1840 circa, nel centro aveva una lastra di pietra per il pesce “Clapea piscium”; dopo questa modifica, nella piazza, ogni giorno facevano sosta i carri dei contadini e dei negozianti, provenienti dai dintorni e dal basso Piemonte, che portavano le loro mercanzie da vendere in piazza delle Erbe e nelle vie vicine.
Tra gli edifici colpiti e distrutti o gravemente danneggiati vi furono:
1. ) il Palazzo del Consiglio Provinciale delle Corporazioni (l’attuale Camera di Commercio) inaugurato nel 1926, ricavato dall’innalzamento dell’edificio della Dogana, situato accanto alla Torretta (Torre Leon Pancaldo), aveva diverse sale dipinte in stile raffaellesco nel 1925;
2. ) la chiesa di san Filippo Neri, costruita tra il 1650 ed il 1663, con l’annesso edificio scolastico dei Padri scolopi di via Riario. La chiesa nelle cronache dell’Ottocento, veniva così descritta:<>. La pala sull’altare maggiore, raffigurante San Filippo Neri era stata realizzata dal pittore, Giuseppe Galeotti, mentre il coro era stato dipinto da Carlo Giuseppe Ratti;
3. ) il vecchio collegio degli Scolopi in via Riario, di cui alla voce b), che, nel 1943, ospitava una scuola elementare, dato che i Padri Scolopi da alcuni decenni (dal 1905) si erano trasferiti nella villa di via Monturbano, poi ampliata, con i due nuovi corpi, tra il 1905 ed il 1907;
4. ) il trecentesco ex palazzo di Giustizia, la cui costruzione era stata iniziata, nel 1303, dal podestà della città, il genovese, Bonifacio di Savignone, e portata a termine in circa 20 anni e che sino al 1606 era stato il palazzo di Giustizia, poi, sino al 1797 palazzo del Governatore, sino al 1860 palazzo del Comune, sino al 1913 palazzo del Regio Liceo e, all’epoca, ospitava la scuola elementare femminile, Davide Carminati. La costruzione alta circa 22 metri su una superficie di 379 metri quadrati, di forma quadrangolare, era ricoperta da lastre di ardesia e la facciata principale, larga 17 metri, presentava un loggiato costituito da 4 grandi archi ogivali in pietra e si affacciava su piazza delle Erbe;
5. ) la “casa dei Colombi”, all’inizio di via Baglietto, dove era situata l’Osteria “du Bëu”, frequentatissima dai portuali.
6. ) il mercato coperto, a fianco della chiesa di San Filippo Neri, risalente ai primi anni Venti, era stato costruito tra il 1921 ed il 1924;
7. ) i locali dell’Ufficio d’Igiene e lo stabilimento di lavorazione dello zolfo, “Poggi & Astengo”;
8. ) i Bagni Wanda, al Prolungamento a Mare, che sorgevano accanto alle officine, “Servettaz & Basevi”, obiettivo del bombardamento alleato; l’edificio, in muratura era sorto, nel 1901, e l’anno seguente, il proprietario, il cav. Ettore Anselmo, aveva fatto erigere un Café chantant, dove si rappresentavano operette e spettacoli di rivista, che, sino al 1932, fu il protagonista assoluto della Belle Époque savonese;
9. ) la Casa del Balilla al Prolungamento al Mare, era stata costruita sui bastioni esterni della fortezza del “Priamar”, prospiciente il piazzale Eroe dei due mondi era stata inaugurata il 14 maggio 1933, da Renato Ricci, sottosegretario al ministero dell’Educazione Nazionale ed era la sede dell’Opera Nazionale Balilla.
Al posto delle case che si affacciavano sulla calata Pietro Sbarbaro, che fungeva anche da strada, per rendere più comoda la circolazione dei veicoli, fu deciso di fare una sede stradale che non passava più sulla calata, e dopo che fu deciso di non recuperare nessuno dei vecchi edifici, furono realizzate nuove costruzioni, più consone alla vita moderna (più igieniche, meno umide e meglio illuminate dai raggi solari), senza salvaguardare alcuni edifici di importanza storica; furono salvate dalla demolizione le torri dei Corsi e dei Riario che oggi si trovano sulla piazza Brandale e si affacciano su via Riario, mentre il mercato civico fu ricostruito dove esisteva il precedente, gravemente danneggiato dal bombardamento.

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