Savona smart city, perché no?

22 ottobre 2014
contributi

In questo periodo storico connotato da una delle peggiori crisi dell’economia a livello internazionale e caratterizzato dal fenomeno dell’inurbamento a scala globale, si parla sempre di più di limitare i consumi, di rendere maggiormente efficienti i servizi, di investire sulle energie rinnovabili e di ridare centralità alle persone soprattutto nei contesti urbani e cittadini. Tutti questi obiettivi (e non solo) rientrano nel paradigma della smart city. Cosa sono le smart cities? Letteralmente si traduce come città intelligenti, ma anche amichevoli, brillanti, alla moda. Approfondendo l’analisi testuale di tale nomenclatura si tratta di un concetto – sviluppato nel contesto del paradigma dello sviluppo sostenibile – inerente la pianificazione e la gestione dei processi di sviluppo delle aree urbane e dei loro territori. La “città intelligente” è una città che guarda al futuro all’insegna dei principi dello sviluppo sostenibile ( equilibrio economico, equità sociale, tutela ambientale, garanzia istituzionale).

Io sono Luca Ottonello, dottore magistrale in Valorizzazione Culturale del Territorio e del Paesaggio, già dottore in Scienze Geografiche applicate al Territorio, al Turismo e al Paesaggio Culturale. Ancor prima di questo sono un cittadino albisolese venticinquenne, divenuto Assessore al Turismo della mia città da pochi mesi e vincitore per l’edizione 2014 della borsa di studio “Comune di Savona: storia, funzioni e servizi dell’Ente Locale” erogata dallo stesso Comune con la mia tesi di laurea magistrale intitolata “Smart cities e smart territories: il caso del Savonese”.

Il mio lavoro di ricerca universitaria ha rivolto l’attenzione ad una tematica relativa a fenomeni ancora poco conosciuti dall’opinione pubblica e talora anche sottovalutati da molti, ma quanto mai attuali e all’ordine del giorno di specifici gruppi di lavoro della Commissione Europea, di strategie e progetti che godono di finanziamenti comunitari per l’arco temporale 2014-2020 ( Horizon 2020, Smart cities and Communities, Europa 2020, SET-Plan, etc…) e di una sfera di interesse tale che ha portato il Governo Italiano ad assegnare una delega ad hoc per le smart cities all’attuale Sottosegretario allo Sviluppo Economico On. Simona Vicari. Queste brevi note per testimoniare il fatto che non si parla proprio proprio di “aria fritta”…
La mia ricerca di studio è nata dalla suggestione di voler provare a verificare se il territorio dove sono nato e cresciuto e verso il quale nutro forti sentimenti di appartenenza, potesse essere pronto a rispondere ad una sfida innovativa e stimolante, sebbene ardua e faticosa. Mi sono posto, così, l’obiettivo di individuare le risorse e le opportunità che il Savonese (inteso come area comprensoriale che comprende i comuni di Albisola Superiore, Albissola Marina, Savona, Quiliano e Vado Ligure) offre nell’ottica dello sviluppo sostenibile locale e il suo grado di congruenza con il paradigma delle smart cities e degli smart territories. In altre parole, l’intento è stato quello di provare a vedere se il territorio prescelto, totalmente vergine (o quasi) sotto il punto di vista di un progetto smart city, potesse essere suscettibile di un progetto di sviluppo in chiave sistemica secondo i principi teorici della smartness urbana.

Il focus del mio lavoro è stato condotto sulla base di una mappa concettuale sotto forma di tabella contenente una serie di indicatori di tipo quantitativo e qualitativo suddivisi per ogni asset strategico che caratterizza una smart city: smart environment, smart mobility, smart economy, smart people, smart governance, smart living. Per ogni indicatore sono stati raccolti ed elaborati dati o, in assenza di questi, di informazioni e progetti che restituissero, benché solo da un punto di vista qualitativo, un’idea delle iniziative avviate da soggetti pubblici e/o privati sul territorio. La ricerca è stata svolta sulla falsa riga di ricerche scientifiche autorevoli come “European Smart Cities” e “iCity Rate, rispettivamente realizzate da centri di ricerca internazionali (come il Centro di Scienze regionali dell’Università della tecnologia di Vienna ed è stato realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Geografia dell’Università di Lubiana e l’OTB Istituto di ricerca per gli studi di Mobilità, Abitazione e Urbanistica dell’Università della tecnologia di Delft) e nazionali (come iCityLab di Forum PA).

Lo scenario risultante dalla presentazione dei dati e degli aspetti qualitativi derivanti dagli indicatori utilizzati per l’analisi del grado di sostenibilità e smartness dell’area Savonese considerata, ha denotato, nel complesso, una situazione disaggregata e disorganizzata. Vanno richiamate le premesse con cui ho iniziato il mio lavoro in cui mi è risultato chiaro fin da subito che il territorio scelto non presentava nessuna impostazione formalizzata di progetti volti allo sviluppo intelligente, ma semmai solo iniziative isolate, non organizzate secondo una logica sistemica e di piccola entità. Dalla situazione risultante si è evinto chiaramente quali sono tutt’oggi le criticità e le potenzialità del territorio, di cui bisogna tener presente, e che riguardano l’assenza e la necessità di un approccio di rete tanto auspicato quanto fondamentale per le caratteristiche geografiche e funzionali di un territorio come quello di nostro interesse.

A questo proposito, contemporaneamente alla stesura del mio lavoro, sono venuto a conoscenza del progetto “Distretto Smart Comunità Savonesi”, progetto avviato nel mese di dicembre 2013 e che presentava caratteristiche e finalità perfettamente aderenti e coerenti ai principi teorici della mia ricerca. Negli obiettivi di tale piano di lavoro risulta determinante, soprattutto per un’area urbana identificata come una conurbazione, come quella savonese, consolidare forme partecipative o di visione comune sotto forma di “distretto” perché rappresenta una dimensione urbana e territoriale ottimale in base alle caratteristiche dell’area e ai fini dell’implementazione di programmi ed azioni innovative sul territorio savonese e che garantisce, inoltre, la possibilità di poter accedere ai bandi regionali, nazionali ed europei che saranno emessi sul tema smart cities e smart communities. Sulla base di queste premesse, la proposta per avviare un progetto di sviluppo sostenibile “intelligente” è partita dal Comune di Savona, il quale ha invitato e convinto le amministrazioni di alcuni dei comuni limitrofi (Albisola Superiore, Albissola Marina, Quiliano, Vado Ligure e Bergeggi), gli istituti di ricerca, gli enti e le aziende pubbliche locali a sottoscrivere un Protocollo d’intesa atto a formalizzare la presa in carico dell’impegno per costituire il “Distretto Smart Comunità Savonesi”. Nell’ambito di questo progetto i soggetti firmatari si sono impegnati con lo scopo di costituire un “distretto smart” per la cooperazione sul tema delle città e delle comunità “intelligenti” e per la definizione di programmi congiunti e integrati di iniziative concrete sul territorio, nei vari ambiti quali energia, mobilità, ICT, ambiente, fonti rinnovabili, illuminazione pubblica, sanità, servizi ai cittadini e ai turisti. Sebbene il piano ufficiale degli interventi, sia a livello sistemico-distrettuale sia a livello comunale, si trovi ancora in fase di incubazione, negli ultimi anni il territorio savonese ha mostrato comunque una certa sensibilità ai temi della sostenibilità nelle sue diverse forme, seppur senza una regia e un’azione concertata tra gli attori del territorio. Il savonese ha visto avviare iniziative di vario genere, trasversali per genere e settore di applicazione, talune con basse pretese e circoscritte ad ambiti ristretti, altre con qualche prospettiva più audace.
I Comuni del Savonese, dal canto loro, dovranno essere in grado di individuare le opportunità che lo sviluppo tecnologico offre al giorno d’oggi e saper valorizzare un ambiente creativo in cui promuovere l’innovazione contando sulle risorse e i luoghi dedicati e già operativi sul territorio (le aziende e i centri di ricerca all’interno del Campus universitario di Legino, realtà virtuosa e promettente); dovranno avere una visione strategica del proprio futuro, incentivare l’uso di mezzi di trasporto a basso impatto ambientale (autobus elettrici, a metano o ricaricabili ad induzione), promuovere campagne di sensibilizzazione tematiche, migliorare e ampliare l’offerta dei sistemi di mobilità alternativa esistenti (bike e car sharing, estensione della rete ciclabile), rendere più efficienti i sistemi di trasporto urbano; razionalizzare il patrimonio edilizio, dotando gli edifici di sistemi “intelligenti” che regolino i consumi, risparmino energia e possano autoalimentarsi (certificazione energetica degli edifici, smart grids, teleriscaldamento); investire sempre di più nell’energia prodotta da fonti rinnovabili (solare, termica, eolica), in un diverso e più sostenibile sistema edilizio e di mobilità urbana. Tra i requisiti richiesti alle città di domani c’è un elevato livello di qualità della vita, dove gli spazi urbani sono più vicini ai desideri della collettività, aiutano le persone a muoversi in maniera più agevole, ottimizzando il tempo. Le amministrazioni devono stare al passo con i tempi, cogliere le richieste della comunità e porsi come gli interlocutori che sappiano fornire supporti decisionali, servizi di assistenza, e modalità di gestione in modo coordinato, veloce e accessibile dalle Amministrazioni stesse e dagli altri attori territoriali quali le imprese, le società erogatrici di servizi, i gestori dei beni culturali coinvolti nel progetto attraverso una serie di azioni volte a migliorare l’efficienza, la reattività e la flessibilità dell’offerta e ridurre i costi di gestione, quali principali obiettivi di ogni progetto di razionalizzazione e ottimizzazione (l’offerta della filiera turistica tra le priorità).
Questo è possibile nel Savonese, nel senso lato di questo mio contributo, perché il capoluogo di per sé date le sue dimensioni territoriali e demografiche non raggiungerebbe da solo la massa critica per sostenere e mantenere attivi e competitivi alcune tipologie di servizi e di progetti, invece un approccio sistemico a livello territoriale, una logica di rete è la chiave per poter allargare la partecipazione, incrementare l’efficienza dei servizi e aumentare lo stile di vita dei cittadini.

In conclusione, credo che Savona debba cogliere l’occasione della “crisi” per sfuggire dall’immobilismo, scacciando la diffidenza tipica della gente locale e investendo sulle proposte innovative e sul progresso tecnologico per cui sembra aprirsi qualche spiraglio. Dovendo ripartire, la città può organizzarsi e pianificare avendo a disposizione conoscenze e tecnologie migliori rispetto al passato e sempre più idonee a consentire uno sviluppo sostenibile. La connotazione geografica avvicina Savona ad una configurazione urbana a “misura d’uomo”. Le dimensioni di piccola città con problemi di traffico – sui quali è possibile intervenire – e inquinamento contenuti, la vicinanza al mare e alle zone verdi dell’immediato entroterra, l’elevata sicurezza sociale delle strade, le caratteristiche climatiche favorevoli fanno di Savona una città vivibile e quindi attraente per le famiglie e per gli imprenditori interessati ad una buona qualità della vita e ad investire magari proprio per questo in un terziario avanzato. A mio avviso, ogni sforzo che andrà nella direzione di migliorare le vie di comunicazione e le infrastrutture, ottimizzare le risorse e combattere gli sprechi, tutelare l’ambiente ed i suoi abitanti, ricercare soluzioni moderne e compatibili per le esigenze produttive ed economiche influirà indirettamente ma efficacemente su tutti gli aspetti tangibili ed intangibili per fare di Savona una “Smart City” a tutti gli effetti.
Infine, penso e sostengo che le città e i territori si trovino a dover affrontare una sfida, più culturale che economica, attraverso strategie intelligenti in grado di trasformarli in forze motrici reali di uno sviluppo sostenibile, grazie ad azioni volte a migliorare la qualità della vita dei cittadini e, allo stesso tempo, per rilanciare l’immagine della città a livello nazionale ed internazionale. Tuttavia, al fine di costruire città migliori, le tecnologie da sole non sono sufficienti: se non ci sono contenuti dietro e utenti cui offrirle, le città restano zone passive ed inerti.


Scritto da: Luca Ottonello, Assessore al Turismo di Albisola Superiore