Riflessioni su Art.18

21 settembre 2014
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Ieri ho scritto un post su cosa è oggi l’art.18. Solo per dire che già oggi non c’è più il reintegro obbligatorio e anche se il datore di lavoro ha torto, il Giudice può disporre che non ci sia il reintegro ma solo il risarcimento.
Alcuni mi hanno chiesto cosa ne penso di questa ennesima discussione sull’art.18. Vi rispondo che aspetto di leggere il provvedimento che verrà presentato. Io non ho mai pensato, nemmeno quando facevo il sindacalista, che o art.18 o barbarie. Ci sono Paesi dove non esiste che tutelano benissimo il lavoro. L’ho invece difeso e con convinzione per un’altra ragione che a me pare invece sempre molto valida e molto attuale.

E’ da circa vent’anni che nel nostro Paese si sostiene la tesi (e si fanno leggi) che rendendo il lavoro meno tutelato (e meno costoso) si aumentano i posti di lavoro e si rendono le aziende del nostro Paese più forti. La realtà è diversa e l’ideologia con la realtà c’entra ben poco.
Abbiamo iniziato con co co pro e partite iva, poi con i contratti a chiamata e a intermittenza (e poi con tanti altri che non me li ricordo nemmeno tutti). Risultato? meno posti di lavoro e meno soldi per le persone (e il centro sinistra? intruppati pure loro).
Poi siamo passati ai liberi professionisti (alcuni dei quali fanno clap clap a Renzi mentre lo continuano a prendere beatamente nella schiena) ed è diventato “normale”, sempre per avere più posti di lavoro e più “giustizia”, pagare di meno la prestazione intellettuale per eccellenza con il risultato che oggi un libero professionista ci pensa due volte prima di investire nel suo lavoro perché non sa se e come verrà pagato.
Poi siamo passati a pagare male l’insegnante e l’infermiere (il burocrate di Stato e il dipendente della Camera quelli no, la Magistratura degli alti gradi, prefetti e compagnia bella neppure)
Poi siamo passati al lavoro dell’artigiano, del commerciante e del piccolo imprenditore. A questi hanno fatto il culo con tasse (Berlusconi ….mica la sinistra neh..) e studi di settore,con migliaia di norme e adempimenti (che uno per fare l’artigiano dovrebbe avere la laurea in diritto amministrativo) che hanno comportato il fatto che uno ci pensa bene prima di investire nella sua attività.
Insomma tutto il lavoro, non solo quello dipendente, è stato ed è reso precario e sottopagato. Tutto per avere più lavoro e più efficienza. Anche adesso… non li sentite? Vi dicono che ridurre le tutele dell’art.18 produrrà più investimenti in Italia. E’ vent’anni che lo dicono ed è vent’anni che va sempre peggio.
Ci sono due modi per avere uno sviluppo: uno è quello dei Paesi del Nord, Germania e altri, dove il lavoro è tutelato (quello di tutti), l’altro quello della Romania. Da vent’anni scegliamo la Romania.
Spero che Renzi non caschi – anche lui – nella trappola.
La strada giusta è invece esattamente il contrario. Tutelare il lavoro. Tutto. Non solo quello dipendente. Distruggere l’orrendo apparato burocratico, eliminare gli sprechi, aiutare chi vuole investire ma per davvero, lasciando libertà di fare e riducendo le tasse sull’impresa. Il lavoro non lo si crea con le leggi ma con le imprese.
La fortuna (per loro, per i liberisti da operetta di casa nostra) è che trovano un Sindacato senza giovani rottamatori che spediscano in pensione la Camusso, Bonanni e Angeletti ….